Sostenibilità e qualità: quattro chiacchiere con Francesca Barberini

Published on : 22/11/22
  • Nella cornice romana si è svolta Buono Così una serata dedicata a parlare, conoscere più a fondo i produttori di filiera e le materie prime che vengono coltivate con dedizione e cura per proporre nelle mense scolastiche alimenti sani e genuini.

    L’evento Buono Così ha avuto un ospite d’eccezione, la conduttrice e food writer Francesca Barberini. Autrice di programmi enogastronomici di successo e consulente in comunicazione, Francesca vive nella campagna romana, nell’azienda agricola dove è nata e cresciuta e dove produce olio extravergine di oliva.

    A lei abbiamo chiesto di riportarci le sensazioni provate durante l’evento, sia come professionista nell’ambito dell’alimentazione sia come mamma di due ragazzi.

    “È stata un’esperienza che mi ha da subito coinvolta non solo professionalmente ma anche come produttrice. Vivo i ritmi della campagna, conosco le tipicità insite del territorio e so quanto impegno serve per produrre materie prime che siano buone e giuste dal punto di vista della sostenibilità non soltanto ambientale ma anche economica e sociale. È stato interessante confrontarmi con professionisti che, a vario titolo, hanno raccontato la loro esperienza. Conoscere e dialogare con attori quali produttori diretti e professionisti di filiera come distributori e aziende che si occupano della conservazione è stato per me un valore aggiunto per apprendere meglio le dinamiche del mondo food.”

    Come hai vissuto il doppio ruolo di professionista e mamma?

    “È stato interessante colloquiare con le dietiste presenti sul tema del cibo dato ai bambini perché sia da mamma che da presentatrice - uno dei miei primi programmi su Gambero Rosso si occupava dell'alimentazione dei più giovani - so quanto sia importante insegnare alle nuove generazioni a conoscere il cibo, ad apprezzarlo e rispettarlo, insomma ad appassionarsi. Il cibo non è solo alimentazione ma anche convivialità, il cibo è famiglia e un linguaggio, anche non detto, con le persone col quale lo condividi e cui vuoi bene. È stato particolarmente interessante vedere il lavoro di coordinamento e la funzione di un’azienda come Sodexo che ha un ruolo cruciale di mediatore, di ricerca e professionalità. La cosa più emozionante è stato constatare la passione e la professionalità con la quale tutti i partecipanti hanno raccontato il proprio ruolo nel portare il cibo sulla mensa dei bambini”.

    Alla luce della tua esperienza professionale, qual è oggi in Italia l'importanza della qualità delle materie prime, della filiera corta e dei valori connessi al territorio?

    “Il racconto del cibo è stato un fattore importante per la crescita di consapevolezza degli ultimi anni: l'educazione alimentare partita dai più grandi per arrivare ai più giovani ha sicuramente creato delle generazioni più consapevoli di quello che si mangia. E non sono soltanto i consumatori ad essere più attenti a questi aspetti ma anche i produttori. Il problema che rilevo non è nella qualità quanto nel giusto valore da riconoscere al cibo e questo passaggio non è stato ancora fatto, almeno nella media della popolazione. Ancora oggi le persone entrano al supermercato cercando l'affare. Solo che l'affare sul cibo è l'ultimo aspetto da tenere in considerazione. Noi siamo quello che mangiamo e dobbiamo scegliere bene cosa consumare. Inoltre la ricerca dello sconto porta anche a un problema legato allo spreco: la gente si riempie il carrello per poi non consumare completamente ciò che acquista. Mi sembra che sia un comportamento un po' dissociato... da una parte non c'è attenzione reale e riconoscimento del giusto prezzo e poi dall’altra si compra e si consuma troppo”.

    Quello dello spreco del cibo è un tema che ti sta a cuore. Cosa puoi dirci a riguardo?

    “Nella parte più sviluppata del mondo abbiamo malattie legate all'eccesso di consumo di cibo mentre nel resto del mondo si soffre di malesseri legati alla mancanza del cibo! Solo questo dovrebbe farci riflettere. Tra l’altro, non è vero che non si produce a sufficienza cibo per tutti: il problema è che si produce anche troppo e poi si spreca. La differenza è che nei paesi più ricchi si spreca sulla tavola, mentre in quelli meno sviluppati lo spreco si ha nella fase di produzione e di raccolta. L'aspetto educativo anche in questo campo assume un ruolo fondamentale e le scuole possono essere le protagoniste di questo racconto alimentare non solo nelle mense ma anche attraverso specifici laboratori per far capire ai più piccoli l’importanza del cibo e fornire loro proposte culinarie sane ed equilibrate. Ricordiamo infatti che i bambini passano la maggior parte del tempo a scuola”.

    Una società che si occupa di ristorazione come Sodexo cosa può fare per promuovere una scelta consapevole dei prodotti?

    “Nella serata si è molto parlato della programmazione, un argomento che chi produce beni alimentari conosce molto bene, in quanto alla base del lavoro dei produttori. Rispettare la stagionalità dei prodotti è fondamentale come importante è conoscere quando le materie prime saranno pronte per essere raccolte e quindi disponibili per i consumatori. Far cultura è una priorità per questo nelle mense scolastiche, ma anche nei ristoranti aziendali, è importante proporre agli utenti la storia dei prodotti che stanno dietro al piatto, così da renderli più consapevoli.

    C'è poi il problema delle porzioni. Conoscendo la storia del prodotto possiamo scegliere di acquistare quanto necessario e proporre sulle tavole la giusta e corretta quantità di cibo evitando così sprechi. Nelle scuole le porzioni sono calibrate in funzione dell’età dei bambini cosa che a volte non avviene a casa. Credo che i nostri figli siano in generale abituati a mangiare molto, se non troppo, e spesso lo fanno più con gli occhi che per il reale bisogno”.

    Quale consiglio daresti da mamma agli altri genitori?

    “Bisogna essere solidali con la scuola e non mollare! È fondamentale che sia la scuola che la famiglia inviino in modo univoco e non fuorviante agli studenti lo stesso messaggio di corretta e sana educazione alimentare. Per questo è opportuno che anche i genitori si informino sulla provenienza delle materie prime, sulla loro tipicità nutrizionale per sensibilizzare e trasmettere la passione culinaria ai figli. I ragazzi si abituano col tempo a mangiare bene e a conoscere il cibo, il suo valore passa attraverso esperienze e assaggi. Offrire loro queste opportunità è importantissimo, così come raccontare la storia che sta dietro ad un determinato prodotto. Un racconto accattivante rende più credibile la possibilità di provare qualcosa di nuovo.

    Il patto tra scuola e genitori è fondamentale anche in questo campo e come in ogni relazione solo attraverso un’attenta e puntuale collaborazione si possono ottenere i maggiori risultati. Confrontandomi pochi giorni dopo l'evento con una mamma di bambine che frequentano scuole del Municipio I, ho avuto la conferma del lavoro svolto in queste mense dove i piccoli riportano a casa la loro soddisfazione per la qualità e la varietà dei piatti proposti”.