Il pensiero magico del bambino

Il pensiero magico del bambino

Published on : 08/12/21
  • Scopriamo quali sono le caratteristiche di questo “espediente” potentissimo che accompagna i bimbi fino ai 7 anni e li aiuta nel gestire le situazioni che non conoscono e fanno loro paura.

    Quando parliamo di magia il nostro pensiero va immediatamente a qualcosa di straordinario e di irreale che non tutti sono in grado di realizzare. Quando si è bambini, invece, tutto questo è possibile, a differenza degli adulti che col tempo perdono questa facoltà!
    I più piccoli riescono a parlare con il loro orsetto e a immaginarsi le sue risposte, riescono a vedere un amico anche se mamma e papà dicono che non esiste, aspettano con il naso all’insù la renna di Babbo Natale. Ai bambini è consentito perché fino ai 7/8 anni il loro mondo interno (quello che Piaget chiamerebbe pensiero pre operatorio, composto da una fase egocentrica e onnipotente) è fatto in modo tale da immaginare di poter fare tutto.
    Ma proprio tutto! Anche far volare un foglio di carta immaginando che sia un jet!
    A partire dai due anni il pensiero magico domina la mente dei piccoli; se fossimo antropologi diremmo che a questa età sono animisti, cioè possono animare anche le cose che per noi grandi non hanno vita. Il peluche, un personaggio uscito da un libro di favole, il mostro che sta nascosto in fondo all’armadio. È una fase della vita molto speciale e gli adulti dovrebbero imparare a rispettarla fino in fondo. Tra l’altro chi non ricorda la grande emozione nell’attendere Babbo Natale o Santa Lucia? Anche la cosiddetta “fatina dei denti” che lasciava il soldino era immaginata nelle forme più varie. Questa capacità di animare le cose, di poter trasformare ciò che non piace, è un elemento importante da conoscere.
    Spesso, invece, noi adulti siamo portati alla piena razionalità e di fronte a una spiegazione molto bizzarra (per non dire impossibile) dei nostri bambini siamo portati a smontarla in nome della “realtà”.
    In questa fase della crescita i bambini non hanno la concezione del tempo e lo spazio ha confini del tutto particolari: questo è possibile perché manca il pensiero logico, manca l’intenzionalità.
    Attraverso il pensiero magico il bambino si difende dalla paura di ciò che non conosce, di ciò che non può prevedere, per questo la routine è molto gradita, perché il bambino sa che cosa succede nei minimi particolari.
    Con il pensiero magico il bambino “inventa” un suo mondo spesso per difendersi da mondi troppo grandi o da situazioni che lo vedrebbero in difficoltà. Tra i 2 e i 3 anni esiste spesso un amico immaginario che può far compagnia, che può prendere le sembianze del giocattolo preferito. Il bambino gli parla, lo consulta e spesso gli dà la colpa delle marachelle fatte.
    Cosa fare quando racconta cose “troppo” strane? Non sgridarlo, lasciarlo parlare e ascoltare con interesse la costruzione di questo suo mondo. Riportarlo alla realtà quando non ha gli strumenti per farlo ha come conseguenza che il bambino asseconda il volere di mamma e papà senza capire il perché.
    È importante che i grandi lo sappiano e si comportino di conseguenza.

    Paola Cosolo Marangon
    Formatrice e consulente pedagogica
    CPP - Centro Psicopedagogico
    cppp.it